Le lettere di Guerini Andrea Fontane ai famigliari (1917)

Descrizione

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Le lettere di Andrea Guerini dei Fontane ai famigliari

Caro fratello
Questa volta ti à voluto scrivere Luigi. Ma anche io voglio dirti una parola. Ti voleva spedire un altro vaglia, invece là voluto spedire la cugina Fiorina di 15 lire. Mi farai sapere quando lo ricevi.
Ti raccomando di farti premura di ringraziarla. È in viaggio anche due scatole di pesche.
Martino dei Fra è a casa con un mese di convalicenza ed ieri mi sono turbata. Mentre riposavo un momento sentii che attaccano lite e bestemmie che inorridivo. Era lui il signor Martino che voleva percuotere Angiolina di Bongioi. Perché il lunedì lui Martino con la sua sguinza e la leggera sua sorella erano andati a Zone. E ritornati a ora tarda già notte molto avanzata. Appena giunte a casa Pietrolino rimprovera severamente sua sorella e Francesco castiga ben bene sua figlia. Esse arrabbiate incolparono Angiolina che le mormorava dietro ed invece ella non a detto mai niente.
Risultò che in questa occasione di ritorno di Martino gli cantavano tutto proprio loro due e ne fece fare una lite.
Te lo racconto perché ti consoli a sentire di nostre notizie ma io te li metto davanti per farti imparare a vivere bene: poiché tanti dei nostri soldati per la loro mala vita fanno piangere
Saluti
Maria

Marone 26 [?] 1917
Caro fratello
Vengo con queste due righe per farti sapere che grazie a Dio siamo di salute come si spera di te. Abbiamo ricevuto la tua ai 25. La vendemmia l’abbiamo fatta il giorno 20 al 21, ringraziando Dio abbiamo fatto bello, ne abbiamo fatto di uva, 11 quintali e 2 il barba.
Quest’anno si è fatto una bella raccolta di frutti di peri si calcola kg 700 e di pomi si calcola kg 400 con tutto questi che qui per due volte ai stato vento terribile e di peri solo ne catai il terra kg 200.
La melga sono rovinata. Riguardo al fieno poco. Un po’ perché à piovuto poco un po’ perché è infetta la toppa.
Il barba è in facenda a fare il solito mestiere degli altr’anni. Ma si prende poco perché qui fa molto caldo, un caldo che non si può resistere.
Il Governo è venuto ancora a prendere le vacche qui a Marone, quanto disturbo à dato a noi. Senza i denari fuori di tasca.
Sì., caro fratello, ma io queste cose in confronto alle altre metto niente se Dio mi desse la grazia di quel bel giorno che tutta la nostra famiglia si trovi insieme, anche io ò la chiamata di presentarsi a la visita il giorno 26 ottobre.
Mandami presto tue notizie, dimmi dove si trovi a lavorare, o se lavori di giorno o di notte. Dimmi ancora se ài bisogno di denaro, ti abbiamo mandato ancora una cestola di pesche, il giorno 23.
Intanto ti saluto tutti saluti del tuo addio e mi dico il tuo affezionato
Guerini Luigi
baci nipoti

27/03/1917
Cara sorella
Finalmente stamattina ò ricevuto notizie di casa ed ecco a risponderti. Sono ritornato da Foligno stamattina e oggi ò riposo, riguardo al viaggio l’ò fatto non tanto bene, sono partito il giorno 22 di sera con febbre, dolore di testa e forte dolore di gola e credevo proprio di avere il mio solito male. Se fossi stato qui a Moncalvo era quasi contento, ma a dover viaggiare tanto!
Ò passato due notti e due giorni che credevo di morire, sono sempre stato sdraiato sul vagone mi sentivo un male da morire. Bevevo un po’ di latte che i miei compagni mungevano e nient’altro, e cosa vuoi il giorno che sono arrivato là cominciai a star meglio e andai a prendere una lira di aranci che mi ànno fatto tanto bene e poi mi sono messo a mangiare pagnotte che non potevo nemmeno inghiottire dal mal di gola.
La notte siamo andati a dormire nella stalla di buoi e la mattina mi levai sano e affamato che non mi pareva nemmeno di creder. Siamo andati a visitare là dove abbiamo condotti i buoi ove c’è il macello, la fabbrica delle scatolette, cinque o sei stalloni, la caserma della sussistenza altro che parco di Brescia, vi sono sempre si scorta senza quelli che uccidono tremila buoi. Siamo partiti il giorno 24 alle 11, siamo fermati a Ancona tre ore, poi siamo passati a Rimini e tanti paesi sempre sulla riva del mare e alla sera alle dieci siamo a Bologna o siamo stati la notte, la mattina per Parma. A Piacenza siamo stati tre ore poi Alessandria e la sera del 26 a Casale ove siamo stati la notte e la mattina poi a Moncalvo.
Fammi sapere i mestieri come vanno, saluti alle cugine e zia e tutti in famiglia, mandami la direzione di Beppe Belardì e dei cugini Bernardo e Agostino.
Intanto ricevi tanti saluti dal tuo fratello
Andrea

Moncalvo, 11/04/1917
Cara sorella
Vi scrivo questa mia per darti mie notizie, io sto bene come spero di voi tutti in famiglia. Mi avete già domandato due o tre volte della licenza e speravate che venissi a casa, ma io invece non ci ò mai fatto nemmeno il pensiero, vorrei sapere che vi a messo in testa che venivo a casa non essendo ancora 25 giorni che sono via.
Un’altra cosa ò ancora a dirti, tutti i miei compagni anno spedito i vestiti e quelli di casa anno subito fatto sapere appena li anno ricevuti, solo io che non so niente, fammi sapere se li ài presi o no e quanto ai pagato perché o pagato 1,90 anch’io e non devi pagare niente.
Quando venite a trovarmi fatemelo sapere qualche giorno prima che così domando anch’io il permesso e vi state almeno un paio di giorni che ci si sta così bene e poi c’è della buona gente.
Quanto non ero spiacente il giorno di Pasqua a non essere tutti insieme, però il Signore c’è anche qui e sono andato a fare i miei doveri.
Scrivete preso che non potete immaginare con quanto dispiacere e malinconia si passano qualche giorno senza avere notizie da casa.
Intanto saluti a tutti in famiglia, saluti alla zia Betta, Vincenza e tutti e dille che ò preso la sua lettera che sono tanto consolato.
Un bacio ai bambini addio ciao
Tuo fratello Andrea

Marone, 21/10/1917
Caro fratello.
Ti mando queste cartoline che così anche se non ne ài voglia di scrivere almeno con queste fai presto.
Questa settimana ti spedirò anche un pacchetto contenente un poco di cioccolata, spero ti servirà almeno la notte di gustarne qualche pezzetto. Ti ò mandato un vaglia ma se ti occorre ancora scrivimi.
Ti raccomandiamo assai di tenerti d’acconto. Turelli Carlo come ti aveva scritto altra volta da due mesi è disperso. Fu veduto di Cristini, figlio di Angelo Cavalari che sono sempre stati insieme. Precisamente nell’iniziarsi il combattimento del giorno 18, quello per il quale ài preso parte anche tu. Essi però si trovano più passi nel Carso. Ebbene Lio si trovava in trincea e Carlo indietro un poco per avanzarsi più tardi quando mancavano le forze. Nel mentre Lio ritornava, Turelli era in viaggio che andava con le compagnie a dare l’assalto alla trincea. Durante il viaggio invece di proseguire con i suoi compagni, si è messo sopra un dossello, si spogliò la giubba fucile zaino poi si mise a gridare ai suoi soldati a dirne di ogni colore al Capitano. Nota però che era già pazzo, le pallottole piombavano molto fitte senza prenderne neppure uno. Cristini ritornato andò a ricoverarsi in una buca, a guardarsi un piede ammalato quando, sorpreso, passargli di nuovo davanti, Turelli allora a domandargli dove andava. Lui gli rispose, vado a portare ordini, si indirizzò giù verso il Carso e più non fu veduto.
Però un suo compagno nel mentre è divenuto pazzo dice che era pazzo tanto furioso che credettero gli restasse sull’istante.
Ti puoi immaginare la fine miserabile che potrà aver incontrato questo povero misero pazzo: forse potrebbe anche essere imboccato con gli austriaci e restare prigioniero. Soltanto Iddio lo potrà sapere.
Per quanto abbia sempre gridato evviva la guerra, rincresce egualmente, in fin dei conti erano buoni figlioli.
Franceschino dei Folec è ferito gravemente à scritto il Cappellano, ma non si può sapere dove si trova. Scolari, già che mi viene in mente, à detto che ti à scritto due volte e non gli ai mai risposto. Scrivimi ve fa’ il sacrificio.
Già ti puoi immaginare come giungono gradite le tue notizie.
La zia Elisabetta e cugine ti contraccambiano i più sinceri saluti, così pure le zie di Pregasso
Affettuosi saluti la tua
Maria

Marone, 25/11/17
Carissimo Andrea.
Mi sembra sentirti dirmi un finalmente al giungerti di questa mia poiché dal tempo che ti trovi sotto le armi mai mi sono fatta viva con un mio scritto. Non credere però ch’io ti abbia dimenticato tutt’altro, anzi non passa giorno senza ch’io ti ricordi nel Signore, e vorrei esserti vicina in questi giorni per dividerne teco le ambasce del tuo cuore.
Ma se questo non mi è dato da fare perché troppo lontana, lo farà certamente la Vergine Santa di cui ogni giorno imploro su te la Sua Santa benedizione. Soltanto da Lei in questi giorni possiamo avere aiuto e conforto. non ti pare, carissimo?...
È dal cielo che noi dobbiamo attingere la forza continuare nelle lotte della vita …
Sentii tue notizie per mezzo di tua sorella Maria, quali giorni di trepidazione avrai dovuto pasare!
Ma ringraziamone il Signore che almeno hai potuto salvare la vita a preferenza di tanti tuoi compagni che rimasero vittime del malvagio nemico. Speriamo che il Signore abbia misericordia di noi e della nostra cara patria col salvarla dai pericoli che la sovrasta.
Anche mio fratello Stefano è partito da Edolo e per ben tre volte è passato da Marone e soltanto due minuti ci fu dato di poterlo vedere. L’avevano mandato a Varese, poi di nuovo a Edolo ed ora si trova a Caprino nella provincia di Verona. Anzi mi scrisse di salutarti tanto.
Poveri giovani, quanto siete lontani dalle vostre care famiglie che vi amano sì tanto! …
Ora termino perché temo d’averti anche stancato.
Spero sarai di buona salute, come pure mi trovo io e mia e tua famiglia.
Ricevi pertanto cordiali saluti di tutti i miei cari. Augurandoti dal cielo ogni benedizione che ti faccia sempre ognor più buono come vuole e desidera la
Nina Guerini

Abano, 26/12/1917
Cara sorella.
Vengo con questa mia per darti mie notizie. In salute sto bene come spero di voi tutti in famiglia. Ti faccio sapere poi che domani facilmente vado fuori dell’ospedale, vado al convalescenziario, credo che mi mandano a Borgo San Domenico, però appena sarò a posto subito te lo farò sapere.
Già parecchie volte vi scrissi, spero avrete ricevuto notizie. E di Lombardo avete ricevuto la lettera? Che vi diceva ero andato all’ospedale? Quello era il mio compagno di tenda, il magazziniere della 185, la nostra vecchia compagnia.
Capisci, vado al convalescenziario, ma guarito, e con qualche giorno di riposo, se mi va bene, starò forse un po’ di giorni e se no di nuovo al fronte.
Se mi vorrete venire a trovare vi scriverò.
[Andrea]