La Banda Musicale e Sociale di Marone
Roberto Predali
La banda municipale di Marone si costituì come “Banda Musicale e Sociale”, molto probabilmente, negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale per volontà del parroco don Giovanni Butturini e del curato don Francesco Zatti, che ne era il direttore.
Nell’aprile del ‘19, la banda accompagnò il corteo di protesta degli operai dei lanifici in sciopero per rivendicare le 8 ore lavorative. Alla manifestazione era presente l’onorevole Longinotti, esponente di spicco del Partito Popolare Italiano. L’organizzatore della protesta fu il parroco don Giovanni Butturini, animatore della locale sezione del PPI di cui era segretario Battista Peri, suonatore del bassotuba della banda.
Dopo lo scontro tra i finanziatori - gli industriali tessili locali - e i membri della banda, in gran parte Popolari e Socialisti seguì lo scioglimento del corpo musicale che fu ricostituito nello stesso 1919.
Al momento della ricostruzione vi è un nuovo scontro tra i suonatori e i finanziatori (questi ultimi divisi tra quanti avevano simpatie per i Fasci da Combattimento appena nati e quanti erano liberali). I sottoscrittori organizzarono tra loro un referendum per sancire, con lo statuto, l’apoliticità della banda condizione imprescindibile per avere il contributo economico degli imprenditori locali.
«Però la nuova Direzione, composta tutta dagli elementi del social-popolarismo locale, dimostrò ben presto di non tenere in alcun calcolo tale decisione».
Il 20 settembre 1922 - quel giorno, allora festa nazionale, era la festa anticlericale per antonomasia, poiché era celebrato l’anniversario dell’entrata dell’esercito italiano in Roma e la fine del potere temporale del papato - tutti i membri della banda diventano irreperibili, e alle sette del mattino il direttore comunica al sindaco che la banda non suonerà.
Pochi giorni prima di tale data il sindaco di Marone, Guerrini, si reca dal direttore del corpo bandistico, Danesi Francesco, per invitarlo formalmente a partecipare, con la banda, alla manifestazione del 20 settembre. In un primo momento il Danesi assicurò al Guerrini che la banda sarebbe stata presente.
Il 19 settembre, il Danesi comunica però al sindaco che il corpo musicale non ha alcuna intenzione di partecipare: il sindaco, «in unione ad altri cittadini» convoca la commissione dirigente della banda e si impegna a pagare la giornata ai suonatori, purché questi siano presenti alla manifestazione. Il Danesi e la commissione garantiscono nuovamente che saranno presenti.
Il 20 Settembre, prima dell’alba, il Danesi ha però un colloquio con il parroco, don Giovanni Butturini: quest’ultimo esercita pressioni tali sul Danesi per cui, alle ore 7 dello stesso giorno, il Direttore decide di non far suonare la banda e comunica questa propria volontà ai musicanti, e poi, per tutta la giornata diventa irreperibile.
Gli anticlericali maronesi ingoiano il rospo e fanno a meno della banda.
Pochi giorni dopo, il 28 ottobre, i fascisti marciano su Roma: «dopo l’avvento del Governo Nazionale il Concerto Musicale non volle convincersi della nuova situazione».
Una delle prime imposizioni dei fascisti ai musicanti fu quella di inserire nel proprio repertorio «i nuovi inni nazionali», ovvero le canzoni fasciste: a questa imposizione i musicanti cercano di opporsi con la scusa che non dispongono degli spartiti. Nel maggio del 1923 il fascio locale invita formalmente il corpo bandistico a inserire nel proprio repertorio le canzoni fasciste, e a questo scopo procurò gli spartiti per i musicanti.
La banda «dietro tale pressione mostrò di cedere e difatti una festa diede concerto includendo anche tali inni».
Il mese seguente, il 10 giugno del 1923, i fascisti uccidono Battista Cristini de Fiora. La banda musicale «palesò di nuovo lo spirito settario in occasione del conflitto del 10 Giugno nel quale restò ucciso il sovversivo locale Cristini. Da allora proclamò il lutto rifiutandosi di suonare».
I fascisti per alcuni giorni tollerano, ma nel luglio convocano la commissione dirigente e impongono alla banda di suonare. Il 12 agosto la Banda Musicale tiene, infatti, un concerto: ma «di fronte alla richiesta che esso Concerto si impegnasse a prestare servizio nelle Feste Nazionali, il Direttore comunicò che, piuttosto, si sarebbe sciolto».
E, infatti, il 2 settembre 1923 il Corpo Bandistico decreta il proprio scioglimento.
«Marone, 2 Settembre 1923
Onorevole Sig. Sindaco di Marone
Per ragioni non ignote io sottoscritto direttore del corpo musicale avanti a me la Commissione e sentito il parere si delibera lo scioglimento del corpo musicale; quindi si è provveduto al ritiro degli istrumenti i quali rimangono nelle mani del Direttore fino a quando si potrà riorganizzare il corpo stesso come prescrive l’articolo 11 dello statuto, e anche per garanzia delle passività che cade sugli istrumenti stessi. Questo serve per relazione alle autorità locali e benefattori
Con tutta stima devotissimo
La direzione
Danesi Francesco».
Il 5 settembre il sindaco Guerrini Matteo, esasperato, scrive al Prefetto «di fronte a tale atteggiamento anti-nazionale sono costretto a rivolgermi alla S.V.I. onde voglia compiacersi intervenire opportunamente e con la dovuta energia a far troncare l’ignobile e repugnante contegno di questi signori che si illudono di vivere al tempo del regno Don Sturziano».
Di fronte alle pressioni del prefetto, del Fascio locale e del sindaco la banda musicale si ricostituisce ma, pare, suonando solo in occasione delle festività religiose.
Il 10 Giugno 1925 è la festa del Corpus Domini e l’anniversario della morte di Battista Cristini e di Giacomo Matteotti.
Durante la tradizionale processione, cui partecipano tutte le autorità in divisa fascista «quale fu l’indignazione di tutti a sentire che la Musica locale, suo istrumento [si intende: del parroco don Butturini, antifascista], dopo aver suonato un inno liturgico, intona l’inno popolare [O bianco fiore, ndr], accompagnato dalle Corporazioni pseudo-religiose che seguivano la processione».
O bianco fiore è una canzone composta nel 1906 da don Dario Flori che diviene l’inno dei lavoratori cattolici e del Partito Popolare Italiano, dopo la sua costituzione il 18 Gennaio 1919.
«O bianco fiore, simbol d’amore / con te la gloria della vittoria. O bianco fiore, simbol d’amore / con te la pace che sospira il cor! / con te la pace che sospira il cor! La nostra falange di pace è foriera / Chi soffre, chi piange, chi crede, chi spera; / Venite cantiamo la nostra canzone: / Noi siamo legione: corriamo e vinciam».
Oltre che dal direttore Danesi, la banda era composta da Girolamo Antonietti e suo figlio, Battista Benedetti, Cristoforo Benedetti, Antonio Bontempi, Francesco Bontempi, Giulio Bontempi, Mario Bontempi, Pietro Bontempi, Luigi Buizza, Alessandro Cristini, Giovanni Cristini, Giuseppe Cristini, Lorenzo Cristini, ? Fenaroli, Andrea Galli, Peppino Gheza, Lorenzo Ghitti, Angelo Gorini, Bortolo Gorini, Guerini ?, Guerini ?, Andrea Guerini, Battista Guerini, Luigi Guerini, Secondo Guerini, Pedrotti ?, Battista Peri, Pezzotti ?, Pezzotti ?, Pezzotti ?, Giovanni Pantini, Battista Predali, Elia Serioli e Martino Turelli.
Di fronte a tale manifestazione popolare di antifascismo i gerarchi locali brigano per ottenere le dimissioni del direttore della banda, per scioglierla - ed è sciolta dall’autorità di Pubblica Sicurezza - e per ricostituirla su basi “nazionali”.
Il 9 Ottobre 1925 - si avvicinano le celebrazioni per celebrare la Marcia su Roma - il questore scrive al Guerrini:
«Prego la S.V. di farmi conoscere quale esito abbiano avuto le pratiche dirette ad ottenere le dimissioni del signor Danesi Francesco da direttore di codesta banda musicale. Nel caso che tali pratiche siano fallite prego dirmi se ritenga sia il caso di procedere allo scioglimento del corpo musicale, salvo ricostruirlo su nuove basi».
Pochi giorni dopo, il 15 Ottobre, dopo il sindaco risponde che
«[…] ho già ottenuto l’adesione di vari membri della banda allo statuto su cui verrà ricostruita. Per domenica 18 corrente ho convocato anche gli altri componenti per avere la loro adesione. Dopo inviterò il Danesi a presentare le dimissioni».
Il 24 Ottobre il sindaco rassicura il questore:
«Facendo seguito alla mia precedente mi pregio inviare le dimissioni del signor Danesi Francesco da Direttore del locale Corpo Musicale. Nel contempo mi pregio significare che il Corpo stesso è in via di ricostruzione e già la grande maggioranza dei membri ha aderito al nuovo statuto. In considerazione di ciò e nell’imminenza delle feste per la “Marcia su Roma” pregio chiedere l’autorizzazione acciò il nuovo corpo possa tenere il concerto in piazza».
L’autorizzazione è del 26 Ottobre, «qualora V.S. abbia certezza che i concerti tenuti in pubblico dal ricostituito corpo musicale stesso, non possano determinare perturbamenti all’ordine pubblico».
Il 12 dicembre il Consiglio Comunale in seduta straordinaria (fatto inconsueto all’epoca) approva il nuovo statuto - il cui 6° articolo recita «Il Corpo Musicale non ha colore politico ma si atterrà a direttive nettamente Nazionali» - e la ricostituzione della banda.
La direzione, eletta il 6 febbraio 1926, era composta dal sindaco Silvio Guerrini, dai rappresentanti dei musicisti Battista Benedetti e Battista Predali e dai rappresentanti dei finanziatori Giovanni Maria Cristini di Angelo e Lorenzo Fettolini.
Escluso Francesco Danesi, dei componenti della banda nessuno manca all’appello.