La toponomastica maronese – lettera O

Roberto Predali


Ocho, contrada dell’
Nel 1573 Giacomo Cristini possiede solo «Una pezza di terra, arad:a, cont:a dell’Ocho à m:te Piero de Vio da Zon, à sera strada tavole dese».
Variante di contrada campo del Marò, vedi.

 

Òm del Fatöss, località
Roccia antropomorfa nei pressi del Càdot del Fatöss.
§~ Vedi Fatöss. In dialetto bresciano, Òm = uomo.

Ogni, contrada di
Il toponimo si trova solo nel 1573: «Una pezza di terra limetiva, montiva, corniva guastiva, cont:a de Ogni con meza staletta […] pio uno». È un terreno montano e, in parte, improduttivo.

Opol, contrada
Opol, della valle dell’, contrada
Nel 1573 Filippo Crisini o Cristini, cittadino bergamasco e bresciano, è proprietario di una «peza di tera in el suddetto Mont in la chontrada dove se dice Canal de Lopol boschiva prativa grotiva pendente […]. Pio 3». Il terreno, più ampio che nel secolo precedente, nel 1641 è proprietà dei figli di Giacomo Bontempi detto Comino: «Una pezza di terra montiva, prattiva, guastiva, et boschiva in contrada della Valle del Oppolo, […] di pio quattro tavole cinq:ta». Nel 1785, tra le proprietà di Giovanni Maria Guerini dei Fontane vi sono, in contrada delle Foppelle ossia Val del Òpol, un pascolo e bosco di 6 piò, con cascina e uno di 2 piò contiguo.
I terreni della contrada dell’Òpol sono quelli che circondano la cascina Foppella (mappale 1638), sulla sinistra idrografica dell’Òpol, ancora oggi a prato e bosco.
§~ In dialetto bresciano Òpól = acero campestre. Il fusto era usato come sostegno alle viti, [Gnaga].

Òpol, torrente
L’Òpol fa parte del bacino del Fiume Oglio, quale immissario diretto del lago d’Iseo.
E’ situato, eccetto una piccola porzione a nord in comune di Zone, quasi completamente in comune di Marone, tra il bacino della valle del Bagnadore, le propaggini del monte Guglielmo, la valle di Inzino (tributaria del fiume Mella), la fitta serie di valloncelli subparalleli posti tra il comune di Sale Marasino e la costa del lago d’Iseo.
Comprende il massiccio della Punta Calarusso (870 m s.l.m., sul livello del mare), il monte Pura (1007 m s.l.m.), la Punta Val Fellera (1169 m s.l.m.), la Punta Tisdèl (1334 m s.l.m.), Croce di Marone (1164 m s.l.m.), il Dosso Fontanazzo (1282 m s.l.m.), il monte Caprello (1236 m s.l.m.), la Punta Val Mora (1122 m s.l.m.) e la Punta dei Dossi (974 m s.l.m.).
Il bacino imbrifero, con prevalente orientamento Est-Ovest, si estende dalla quota 1400 m s.l.m. alla quota 185,15 m s.l.m. (zero idrometrico del Sebino) per circa 8 Km² e con una lunghezza massima dell’asta torrentizia di circa 6 Km.
Il corso d’acqua ha carattere torrentizio, in condizioni di prevalente fase di scavo, con torbide e trasporto solido (al fondo e/o in sospensione) rilevanti.
Mancano stazioni di misura delle portate, che del resto non sono mai nulle.
Bacino di raccolta: il bacino di raccolta, a forma di emiciclo, è alimentato da varie sorgenti che danno origine a tre o quattro rivi.
Dal punto di vista litologico è impostato su calcare stratificato, calcare massiccio, marna calcarea con tracce di depositi morenici e detritici.
La copertura vegetale è costituita da prati permanenti, frammisti ad arbusti isolati e macchie di bosco cedua.
Asta torrentizia: in località Foppela-Pergarone inizia il canale di scolo (circa 4 Km), che si manifesta in prevalente fase di scavo e che riceve numerosi affluenti, di cui solo pochi degni di nota (valle dell’Acqua Santa, valle Guì, valle Scura).
Secondo l’aspetto litologico la valle, in destra idrografica, presenta alla sommità dolomia massiccia o stratificata che dà luogo al piede a svariati coni detritici che, a loro volta, si appoggiano a una fascia quasi parallela al torrente di depositi morenici.
Il fondovalle è composto di depositi fluviali, con tracce di calcare stratificato nella zona medio-alta e da calcare stratificato nella zona bassa.
La valle, in sinistra idrografica, è impostata in alto su calcare stratificato con intercalazioni marnose e di detriti, mentre nella fascia intermedia su depositi morenici.
La copertura vegetale è formata in alto da vegetazione rupestre, da ceduo di latifoglie con una zona intermedia, in sinistra idrografica, costituita da prati permanenti accompagnati da un tratto di seminativo semplice.
Cono di deiezione: il tratto finale del corso d’acqua, poco a monte della frazione Ariolo, è formato da deposito fluviale, cui corrisponde un conoide di deiezione a delta lacustre.
Su tale cono di deiezione, di gran lunga più importante ed esteso del confinante cono di deiezione della valle del Bagnadore, con il quale in parte si fonde diventando coalescente, è costruito l’abitato di Marone capoluogo.
La valle dell’Òpol comprende le zone fitoclimatiche del Lauretum nella parte bassa e del Castanetum e del Fagetum nella zona medio-alta.
§~ Vedi contrada dell’Opol.

Oratorio
Alla fine del 1700 e nei primi anni dell’800 è l’abitazione - con corte e loggia - della famiglia Maggi, acquisita come eredità dal parroco Bartolomeo Ghitti [1680-1758].
Oggi è il mappale 26, in piazza Vittorio Emanuele.
§~ Dal latino Orare = pregare.
Inizialmente gli oratori erano piccoli luoghi di culto dove i fedeli si riunivano a pregare.
Il primo oratorio nel senso moderno fu creato da san Filippo Neri intorno al 1550, con l’intento di creare una comunità di religiosi e laici unita in un vincolo di mutua carità sullo stile degli apostoli. Nel 1575 Papa Gregorio XIII eresse la Congregazione dell’Oratorio e concesse a questa la chiesa di Santa Maria in Vallicella, che divenne così il luogo del primo oratorio. Le finalità dell’oratorio di San Filippo Neri erano quelle della preghiera, coinvolgendo uomini comuni e di cultura nella lettura della Bibbia, e dell’educazione dei ragazzi. Sulla scia di Filippo Neri, nacque l’idea di Giovanni Bosco. Nel 1841 incontrò dei giovani nella sacrestia della chiesa di San Francesco d’Assisi a Torino per il primo di una serie di incontri di preghiera. La sua passione educativa per i giovani lo portò ad avvicinare sempre più ragazzi, tra i quali Domenico Savio.

Orera, contrada di
Il toponimo si trova solo nel 1573: «Un’altra [pezza di terra] prativa, boschiva, montiva, con una staletta cont:a de Orera […] pio uno tavole cinquanta».
§~ In latino medievale, Oreria, Ora = limbus = bordo, “in prossimità di qualcosa”, zona esterna, bordo, margine.

Ortal, terreno
Vedi Hortal.

Ortighéra, cascina
Ortighera, contrada
Pascolo e cascina comunale, almeno fin dal 1500, - oggi mappali 3792 e 5295 - posti a Est di Croce di Marone, anticamente di dimensioni notevolmente maggiori dell’attuale pascolo.
Nel 1573 è descritta come: «Un’altra [pezza di terra] montiva, valliva, corniva, murachiva, pascoliva chiamato Vello Ortigiera, à diman il Comun di Magna, et parte il Comune de Azon, à mezo dì il Comune di d’Inzi»; nel 1641: «Un’altra pezza di terra montiva, corniva, murachiva, et guastiva in contrada della Valle Ortighera che si pascola la tempo dell’estate, confina à mattina il Comune di Cesovo, à mezodi il Comune di Inzino di Valtrompia, à sera particolari, à monte la montagna, chiamata il Gulem, qual non ha misura».
§~ Gnaga indica Ortighér = luogo pieno di ortiche; in dialetto bresciano Urtìga = Ortica, dal latino Urtica = Ortica, connesso con Urere = bruciare, a indicare l’effetto irritante della pianta.

Orto, Cap de l’Órt, terreno
Campo della cascina Carai.
È un terreno pianeggiante, fertile, a prato stabile, con presenza di vite e olivi, un tempo coltivato a ortaggi.
§~ In latino, Hortus = ogni luogo cinto di uno steccato, siepe o comunque delimitato; giardino, orto.
In latino medievale, Hortus = orto [Du Cange]; negli estimi, dal 1500 al 1700 ha questo significato.

Orto, contrada Sotto Ponzano detta, terreno
Nel 1785 è un pezza di 10 tavole di terra ortiva e vitata in località Polmagno.

Orto, bosco
Nella mappa del 1842 il mappale 1297 (oggi mappali 1297, 1576, 1575 e 1630), bosco sulla sinistra dell’Òpol e di fronte alla cascina Pergarone è detto Orto. È anche l’attuale denominazione.