Famiglia e album di famiglia

Elio Revera

C’è un che di atemporale e insieme di irriducibile in queste fotografie che si addensa nei pensieri e per certi versi ci narra una storia che travalica i significati sociologici e che muto ci interroga.
Le immagini di quei volti, di quei corpi, le loro posture, i loro sguardi, come ha ricordato Vincenzo Trione riferendosi a un recentissimo lavoro di Horst Bredekamp «[…] per un verso sono un nostro prodotto; per un altro, possiedono una vita propria. Sono un artefatto umano, ma detengono una loro autonomia che le allontana da noi e le eleva rispetto alle cose inanimate: non sono destinate a cambiare né a mutare. Si pongono sempre sulla soglia tra staticità e dinamismo. Le contempliamo, e intanto ci contemplano».

L’irriducibile, soprattutto, mi affascina. In ogni immagine fotografica permane un qualche cosa di primigeneo che travalica il tempo e le traversie dell’esistenza. In particolare nei volti di bambini e di giovani si scorge, guardando attentamente, quel che permarrà, quel che nulla potrà sconfiggere, quel che nulla potrà mai occultare.
Sia uno sguardo, un’espressione o semplicemente una particolare postura, questo tratto sappiamo che prevarrà su ogni traversia… e forse ciò è la cosa più vicina e simile all’anima di quell’uomo e di quella donna.
Per questo ho parlato di atemporalità, perché l’anima non ha tempo e luogo, permane, simulacro di un’esistenza di gioia e dolore, fatica e successo.

Ma ogni storia va contestualizzata affinché la narrazione non assurga a pura fantasia e, allora, un confronto con la storia, la sociologia e l’antropologia dell’essere e del divenire famigliare è pur doveroso e indispensabile.
Del resto, ogni individuo, prima di appartenere a un peculiare contesto storico e sociale, appartiene anzitutto a quel microcosmo più o meno espanso che costituisce la sua famiglia.
All’interno di questa, in primis, egli sviluppa proprie attitudini, modula personali aspettative, registra incontri e scontri, affina la percezione della realtà, costruisce legami, afferma intenzioni e interiorizza le regole morali e di comportamento.
E cosa, se non le fotografie parentali o meglio ancora, gli album fotografici destinati a raccogliere la storia della famiglia nel corso dell’evoluzione generazionale possono meglio illustrare eventi, situazioni e cambiamenti?
«La fotografia risponde a molteplici funzioni: fa risalire alle origini della famiglia (i ritratti dei nonni, dei genitori da piccoli), sottolinea i riti di passaggio (la prima comunione, il servizio militare, il matrimonio), documenta un evento o ravviva un ricordo, un’emozione. Solo quando è accompagnata da un esercizio riflessivo [...], il senso della fotografia emerge però in tutta la “verità” [...]. L’album di famiglia è un oggetto dai molteplici significati, che si presta a tutte le proiezioni, e anche a qualche scoperta» (Laura Formenti).
Codesti album costituiscono, infatti, la memoria storica delle varie epoche, descrivono ambienti sociali e culturali, illustrano eventi significativi, narrano storie collettive e sono, anzitutto, la storia di ogni singolo individuo, dei suoi familiari, del suo mondo.
Qui proviamo ad attraversare quel che lo studio ci ha insegnato e documentato intorno a quello che denominiamo famiglia.
Come suggerisce Paola Di Nicola «la famiglia è una esperienza di vita multidimensionale che si muove su un registro temporale che è ascendente, collaterale e discendente ed è definita da un insieme di relazioni complesse, affettivo-psicologiche e giuridico-economiche».

Diversi sono di conseguenza gli approcci conoscitivi al tema e molteplici i criteri metodologico-interpretativi.
Tra i tanti, tre sono quelli particolarmente rilevanti: l’approccio strutturale, quello dei sentimenti e infine quello dell’analisi economica dell’aggregato famigliare.
A Peter Laslett e al Gruppo di Cambridge, nato nel 1964, va riconosciuto il merito di avere fornito, per la prima volta, uno schema di classificazione in grado di poter confrontare in modo rigoroso e coerente i dati relativi ad alcuni indicatori della realtà famigliare, non soltanto della società inglese, ma anche di quelli relativi ad altri paesi.
Il suo approccio strutturale allo studio della famiglia, nella tradizione di un altro studioso, John Graunt, si è orientato alla determinazione precisa della dimensione, della struttura e della composizione della famiglia, per poter addivenire alla definizione di una tipologia in grado di consentire confronti con i dati relativi ad altri paesi che non fossero l’Inghilterra soltanto.
Fondamentale in questa ricerca è stata la pubblicazione del testo Household and family in past time, del 1972, nel quale Laslett e Richard Wall illustrano i risultati dei loro studi condotti congiuntamente al Cambridge Group.
In breve, la classificazione di P. Laslett è così riassumibile:

• Solitari, cioè vedovi/vedove, celibi/nubili o con stato civile indeterminato;
• Famiglie senza struttura, composti cioè da conviventi con legame di parentela (fratelli, sorelle…), conviventi con altri legami, conviventi senza legami apparenti.
• Famiglie nucleari o semplici, composte cioè da coppie sposate, coppie sposate con figli, vedovi/ vedove con figli.
• Famiglie estese, cioè con la presenza di ascendente, vale a dire di componenti di una generazione più anziana del capofamiglia (nonni, genitori, zii…); discendente, cioè con la presenza di componenti di una generazione più giovane del capofamiglia quali nipoti in linea diretta; collaterale, vale a dire con la presenza di componenti della stessa generazione del capofamiglia quali fratelli, sorelle, cugini; ascendente e collaterale.
• E. Famiglie multiple, costituite cioè da un’unità familiare secondaria ascendente; secondaria discendente (figli, cugini); secondaria collaterale (fratelli/sorelle, cugini più un genitore); frérèches, cioè fratelli/sorelle coniugati senza componenti di generazioni precedenti.
• F. Aggregati domestici indeterminati, vale a dire con una struttura indeterminata di parentela tra i vari componenti.

La famiglia però non è soltanto una struttura come quella descritta dall’approccio strutturale di Laslett, bensì vive anche di rapporti di parentela, vale a dire di quelle relazioni esistenti tra gruppi distinti di coresidenti con vincolo di parentela e di relazioni familiari, come i rapporti di autorità e di affetto all’interno della famiglia.
E’ appunto questo l’approccio del metodo dei sentimenti applicato allo studio delle dinamiche della famiglia.
Vari studi hanno evidenziato l’importanza della rete delle relazioni di parentela reale e fittizia (padrini, compari…) nell’evoluzione della storia della famiglia, come del resto dell’importanza delle relazioni familiari che, come ha sottolineato Marzio Barbagli, sono state fondamentali nell’ultimo trentennio del XVIII sec. che ha visto l’abbandono del vecchio modello di famiglia patriarcale verso un nuovo modello di famiglia coniugale più intima e confidenziale.
Inoltre, a differenza dell’approccio strutturale, che fotografa la famiglia nel momento della rilevazione (sincronia), l’approccio di Barbagli riesce a delineare le linee evolutive di sviluppo dell’aggregato familiare, e di conseguenza si caratterizza proprio per una descrizione diacronica della realtà familiare.
Giova infine ricordare l’approccio economico dell’aggregato famigliare nel cui modello si vede la storia della famiglia inserita organicamente nella storia della società.
Ecco allora coniugarsi non tanto la storia della famiglia in astratto, bensì quella della famiglia contadina, pre-industriale, operaia, urbana etc.
Al di là però delle varie ipotesi interpretative della storia familiare, sono comunque sempre le immagini che ci restituiscono la vitalità e l’ampiezza delle relazioni personali e sociali, degli usi e dei costumi di quel microcosmo familiare che costituisce la prima cellula esistenziale di un mondo in perenne trasformazione ed evoluzione… a quel mondo di immagini irriducibili e senza tempo!