I Novali di Sebastiano, famiglia di follatori di coperte e di mugnai.

Vi sono famiglie di cui, nel mio archivio, non ci sono fotografie oppure sono tra le migliaia di «maronesi in cerca di nome». Ecco, di questa famiglia Novali, detta di Sebastiano, non ho proprio immagini, se non quelle che compaiono sulle lapidi del cimitero.

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Descrizione

I Novali di Sebastiano, famiglia di follatori di coperte e di mugnai.

Vi sono famiglie di cui, nel mio archivio, non ci sono fotografie oppure sono tra le migliaia di «maronesi in cerca di nome». Ecco, di questa famiglia Novali non ho proprio immagini, se non quelle che compaiono sulle lapidi del cimitero.
A risvegliare l’interesse per questa famiglia di cui avevo già scritto nel volume sul lanificio sebino è stato un signore di Bologna, Rinaldo Novali, erede – forse l’ultimo – del cinquecentesco Sebastiano Novali di Marone.
Ecco la storia della sua famiglia.

NB: gli attuali Novali maronesi – quelli di Luigi – si sono trasferiti da Montisola all’inizio del Novecento e non hanno relazione alcuna, se non la provenienza, con i Novali di Sebastiano.

I Novali di Sebastiano, famiglia di follatori di coperte e di mugnai.

L'albero genealogico dei Novali di Sebastiano.
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I Novali di Sebastiano, famiglia di follatori di coperte e di mugnai.

I Novali giungono a Marone nei primi anni del XVII secolo, probabilmente provenienti da Montisola (una delle frazioni del Comune è Novale o Noale, da cui potrebbe derivare il cognome).

Le notizie più antiche relative alla famiglia Novali si trovano nell’estimo del 1641, quando il cognome è scritto Novale.
Il nome di Michele Novali, nel 1637 e nel 1641, è citato solamente nella definizione dei confini di un appezzamento ai Molini di zone, in località Bolerne, di proprietà di Geronimo Ghitti fu Francesco e di lui non sappiamo altro.

Nell’estimo 1637 Arcangelo Novali fu Gottardo – ha 67 anni e non ha figli maschi – è proprietario di una casa con follo di panni annesso in contrada di Marone e di due appezzamenti a Vesto di 37 tavole totali (1/3 di piò circa); inoltre, paga un livello su un debito di 120 lire planette e un censo su un capitale di 180 lire planette a Giovanni Pietro Almici. Di lui non si hanno altre notizie e, probabilmente non avendo avuto figli maschi, il suo ramo genealogico si estingue.
Nel 1637, Arcangelo Novali è testimone in un atto di compravendita di Bartolomeo Ghitti fu Lorenzo.

Giuseppe Novali fu Sebastiano, nel 1637, ha 31 anni, non ha figli, e vive con il fratello Francesco di 22 anni (Francesco muore tra il 1637 e il 1641). È proprietario di una casa con follo di panni annesso in contrada di Marone e di tre appezzamenti di terra a Marone che hanno complessivamente l’estensione di 70 tavole (circa 2/3 di piò); paga un censo sul capitale di 100 lire planette alla Scuola del Santissimo Sacramento di Siviano (il che parrebbe confermare l’origine montisolana della famiglia).

Giuseppe Novali è tutore, con Ottavio Zeni, di Antonio Ghitti di Bagnadore dal 1645 al 1662 nella sua qualità di parente cognatizio dei Bagnadore

Giovanni Maria Novali fu Tranquillo, sempre nel 1637, ha solo 6 anni ed è da poco rimasto orfano (senza dubbio ha un tutore tra i parenti che gli amministra i beni), ed è proprietario di una casa con follo di panni annesso in contrada di Ponzano.
Il figlio di Giovanni Maria, Tranquillo (come il nonno) nel 1664 è tutore e procuratore degli eredi dei Ghitti di Bagnadore.
È probabile che questo ramo della famiglia si estingua verso la fine del XVII secolo e che le proprietà passino ad altri eredi Novali.

Giovanni Maria Novali fu Francesco è Contadino contribuente a Sale Marasino, non ha proprietà a Marone, ma riscuote un censo sul capitale di 150 lire planette da Giovanni Gigola di Marone.

Nel 1641 hanno partita in «Marone de Contadini», con le medesime proprietà di quattro anni prima, Arcangelo fu Gottardo (partita 147), Giuseppe fu Sebastiano (partite 149 e 211), Giovanni Maria fu Tranquillo (partita 152) e Giovanni Maria fu Francesco (partita 189).

Compaiono, nell’Estimo mercantile del Territorio del 1750, «Giovanni Antonio Novalle in suo folo proprio» e «[Giovanni] Pietro Novale molinaro in proprio molino di una ruota».
Negli estimi generali in nostro possesso vi è un salto di 150 anni, poiché disponiamo solo di quello del 1785, in cui compaiono i figli dei Novali del 1750, i cugini Giovanni Battista Novali fu Giovanni Antonio follatore, suo fratello Giuseppe Novali fu Giovanni Antonio detto Bastiano e Giovanni Battista Novali fu Giovanni Pietro mugnaio e follatore.

Giovanni Battista Novali fu Giovanni Antonio possiede «Metà del corpo di case divise con il q. Gio: Pietro Novale zio di diverse stanze superiori con un edificio di follo terraneo, e pestone nel tener di Marone in contrada di Panei osia di Bastiano [o di Polmagno, ndr]» e una pezza di terra, «chiamata le Tende», di ½ piò a monte della casa.

Il fratello Giuseppe abita ad Ariolo ed è proprietario di sei appezzamenti di terra dell’estensione complessiva di 2 piò e 16 tavole; Giuseppe, forse, collabora con in fratello Giovanni Battista nell’attività di follatura delle coperte.

Giovanni Battista Novali fu Giovanni Pietro è mugnaio e follatore e possiede l’altra metà della casa in contrada di Polmagno – in cui il cugino Giovanni Antonio ha il follo delle coperte – che è, nella porzione di sua proprietà, anche un mulino «e Pestone» di una ruota (quello che nel 1750 era proprietà del padre).
Giovanni Battista ha, inoltre, «Un edificio di Molino con fabbrica fatta di novo di una stanza contigua acquistato da Stefano Ghitti q. Francesco Maria nel Tener sudetto in contrada di Panei».

A ricostruire per intero la genealogia dei Novali ci aiuta il Libro per le Famiglie, redatto nella prima metà del XIX secolo dal parroco Buscio.

Il proavo cinque-seicentesco Sebastiano ha due soli figli documentati, Giuseppe [1610-?] e Francesco che muore giovane [1619-ante 1641].
Giuseppe di Sebastiano ha tre figli: Giovanni Pietro, Giovanni Antonio e Giovanni Battista.
Il ramo di Giovanni Antonio si estingue subito, poiché ha solo due figlie, Maria e Innocenza.

La famiglia è continuata nei due rami originati da Giovanni Pietro e Giovanni Battista (la progenie di questo ultimo è denominata del Bastià) e il segno della continuità è dato, per trecento anni fino ai primi anni del Novecento, dalla proprietà delle gualchiere e dei mulini.
L’albero genealogico è completo fino al 1860; solo nel ramo di Giovanni Pietro si giunge (in una sola parte) fino al XX secolo.

I mappali dei folli e dei mulini sono il 144, il 147, il 312.

Il mappale 144

Il mappale 144, corrispondente al 144 della mappa del Catasto napoleonico, nel 1851 era proprietà della ditta Novali Luigi, Pietro, Bartolomeo, Angela, Agostina e Maria f.lli e s.lle fu Giuseppe Valeriano «per antico possesso» come segue: «Mappale 144 - mulino da grano ad acqua con casa - pertiche 0.08 - rendita £ 74».
Nel 1858 i furono ben tre variazioni di proprietà all' interno della stessa famiglia.
Nel 1873 passò alla ditta Novali Luigi fu Giuseppe Valeriano.
Nel 1874, a Giugno e a Ottobre e nel Gennaio del 1875, al terzo passaggio finì in proprietà alla ditta Novali Giuseppe, Battista, Antonio, Angelo e Bortolo fu Pietro.
Nell' anno 1881, dal Catasto terreni passò al Catasto fabbricati, in testa alla medesima ditta, come segue: «Mappale n° 144: Via dei Mulini al civico N° 23 - mulino da grano ad acqua - Rendita. £ 58, 67; Piani 1 -Vani 1».
Nell'anno 1883 il mappale 144 passò alla ditta Novali Giuseppe, Antonio, Angelo e Bortolo fu Pietro, che ne fu proprietaria fino al 1890, quando fu acquistato da un certo Tonni Giovanni che, a sua volta, lo vendette alla ditta Guerrini Eugenio e nipoti nel 1909.

Il mappale 312

Il mappale 312 (mulino da grano ad acqua sopra il quale si estende il n° 147) nel 1852 figurava di proprietà della ditta Novali Luigi, Pietro, Bartolomeo, Angela, Agostino, Maria fratelli e sorelle fu Giuseppe Valeriano per antico possesso.
Nel 1858 il mappale fu trasportato alla ditta Novali Luigi, Pietro, Bartolomeo, Angela e Maria fratelli e sorelle fu Giuseppe Valeriano.
Nel 1873 il mappale venne trasportato in testa alla ditta Novali Angela fu Giuseppe Valeriano.
Nel 1881 il mappale 312 fu scaricato dal Catasto dei terreni e venne caricato in quello dei fabbricati alla partita 147 come «mulino da grano ad acqua sopra il quale si estende in n° 147, piani 2 / vani 3 - mappale 312».
Nel 1935 entrambi i mappali (144 e 312) risultano proprietà delle Industrie Tessili Bresciane.

Il mappale 147

Il mappale 147b (follo di coperte di lana o pila da orzo ad acqua con casa) del Catasto napoleonico di Marone – corrispondente al 1471 del nuovo Catasto – nel 1852 si trovava accatastato alla ditta Novali Giovanni Battista e Giuseppe fratelli fu Antonio «per antico possesso».
Nel 1865 il mappale venne trasportato alla ditta Novali Giuseppe, fu Antonio e Novali Paolo e Giacomo fratelli fu Gio. Battista proprietari e Giudici Maria vedova Novali usufruttuaria in parte.
Nell’anno 1881, il mappale anzidetto fu trasportato dal Catasto dei terreni a quello dei fabbricati, alla medesima ditta, come casa (3 piani e 6 vani) con follo da panni e pila da orzo fino al 1885.
Nel 1935 il mappale è proprietà delle Industrie Tessili Bresciane che vi colloca una turbina, ma la casa continua a essere abitata dagli eredi di Antonio Novali fino alla seconda metà del ’900.

Riassumendo: gli eredi del seicentesco Giovanni Pietro fu Giuseppe fu Sebastiano sono proprietari degli attuali stabili accatastati ai ni 144 e 312, mentre gli eredi di Giovanni Battista fu Giuseppe fu Sebastiano 8che saranno soprannominati del Bastià) hanno la proprietà del mappale 147.
Il XX secolo segna il decadimento dell’attività molitoria maronese: gran parte dei mulini posti sull’omonima via, a partire dal 1919, sono acquistati dalle Industrie Tessili Bresciane e dalle ditte Cristini che li convertono in filatoi e gualchiere.
Per Marone è la fine della storia secolare della manifattura localizzata e la nascita dell’industria moderna.

Dei Novali trasferitisi da Montisola alla fine del Cinquecento, a Marone (almeno da quanto io sappia) non rimane più nessuno (gli attuali Novali si sono trasferiti da Montisola all’inizio del Novecento): l’ultimo di essi fu Luca, che molti anziani ricordano ancora oggi, stravagante e bohémien, che fino ai suoi ultimi giorni abitò nell’avita casa del Bastià di via dei Mulini, al mappale 147.

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