Gli Zanotti detti Rós – 05

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Gli Zanotti detti Rós – parte quinta

Gli Zanotti detti Rós – parte quinta

Dai Rós di Sopra ai Nèdre, Mesèc’ e Nai.

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Scarica l'albero genealogico degli Zanotti Rós.

Zanotti Bernardo originario, capostipite dei Rós di Sopra, si sposa verso i trent'anni, probabilmente con una coetanea: si può spiegare in questo modo la scarsa fertilità della famiglia.

  1. Andrea di Bernardo [1669?-ante 1785] sposa Barbara Bonfadini della Morella di Gambalone e ha quattro figli, due maschi (Bernardo [1746-1818] diviene sacerdote) e due femmine (Giustina si sposa a Sale Marasino e Giacomina sposa Lorenzo Cristini del Tédesch di Pregasso, famiglia n° 11); il primogenito Giovanni Battista è sposato con Domenica Guerini Ottavio detti Tóla di Vesto da cui non ha figli.
  2. Marco Antonio [1701-ante 1785] di Bernardo sposa una certa Marta ed ha due figli maschi, Giovanni Maria [1731-1787, morto a Rodengo] e Pietro Antonio [1733-1814].
  3. Giovanni Maria fu Marco Antonio sposa Giovanna Zanetti di Bagolino ed ha 8 figli (3 maschi e 5 femmine).
  4. Pietro Antonio fu Marco Antonio sposa Apollonia Guerini dei Messer Andrea da cui non ha figli.

I cugini fu Marco Antonio e fu Andrea – solo i maschi, a questa altezza cronologica le donne sono già sposate – hanno la partita nell'estimo del 1785 come Zanotti Rós di Sopra. Nel 1785 convivono nella casa di Pregasso: i fratelli fu Andrea, Giovanni Battista e la moglie e il fratello prete Bernardo e i fratelli fu Marco Antonio, Giovanni Maria e Pietro Antonio, con le mogli e i 7 figli di Giovanni Maria: in tutto 14 persone.

Alla rilevazione dell'estimo del 1785 i Rós di Sopra sono una famiglia multipla costituita come frérèches – cioè fratelli e/o sorelle coniugati senza componenti di generazioni precedenti – il cui reddito proviene dal lavoro agricolo.

Antonio Maria di Giovanni Maria Zanotti [1787-1837] sposa, il 26 Febbraio 1810, la benestante Maria Maddalena Maffolini di Francesco (famiglia n° 2 di Vesto, definita «abitante erede dell’oltascritta [famiglia n° 2 di Vesto Guerini del Cortivo]») e Maria Zanotti di Giovanni Battista (Maria Maddalena è dunque cugina di Antonio Maria). I Maffolini sono di Sale Marasino e si sono trasferiti a Marone nei primi anni dell’Ottocento, essendo divenuti eredi dei beni di una famiglia Guerini del Cortivo (famiglia n° 2 di Vesto) dopo la morte di Maria Santa Guerini [?-1809] di Marco Antonio (con lei la famiglia si estingue) che ha sposato Giovanni Maria Maffolini.

I Guerini del Cortivo sono una famiglia benestante di Vesto: Marco Antonio, il padre di Maria Santa, è genitore anche di Giovanni Pietro sacerdote, Maria Marta sposata con Evangelista Sina (benestante e benefattore della chiesa di Vesto, che non avrà figli) e Orsola nubile; il figlio sacerdote [1720-1798], erede maschio, nel 1785 possiede circa 15 piò di terreno e una grande casa a Vesto e una, più piccola, a Marone in contrada delle Calchere.

Antonio Maria e Maria Maddalena hanno 13 figli: Giovanni Maria [1811-1867] che sposa Maria Maddalena Guerini dei Mulini Nuovi e di cui non conosciamo la progenie, Marco Antonio [1813-?] che sposa Maria Giustina Guerini dei Fontane di Vesto; Andrea che muore giovane; Marta (sposa Giovanni Battista Faccoli di Sale Marasino); Bernardo [1819-?] che sposa Giustina Cristini del Tédesch; Giovanna; Maria; un altro Andrea che muore anch'esso giovane; Germana; Pietro Antonio [1827-?] che sposa Marta Guerini dei Fontane di Vesto, il cui figlio darà inizio al ceppo dei Bafo; Maria Anna; Eugenio [1832-?] che sposa Angela Cristini del Tédesch; e Giovanna.

Eugenio Zanotti di Antonio Maria sposa, il 10 Febbraio 1858, Angela Cristini di Gioachino Cristini del Tédesch e di Maria Lelia Zanotti di Giovanni Maria dei Rós di Sotto (anche in questo caso è un matrimonio tra cugini): i Cristini del Tédesch sono una numerosa e benestante famiglia a ceppo.
È, probabilmente a questa altezza cronologica, che la famiglia estesa degli Zanotti Rós di Sopra si scinde in varie famiglie nucleari: i componenti del ceppo sono una quarantina e, senza dubbio, la convivenza in un’unica abitazione è problematica.

Eugenio e Angela hanno sicuramente tre figli, Maria Francesca [1860-?], Antonio Maria [1862-?] che inizia la generazione dei Mesèc’, Andrea [1864-1943] sicuramente capostipite dei Nèdre e (forse) Antonio, patriarca dei Nai.

Purtroppo la compilazione del Libro per le Famiglie si interrompe verso il 1865-1866, negli anni in cui inizia a operare l’anagrafe nei Comuni italiani: spesso, però, anche i dati dell’anagrafe comunale, in queste date, sono incompleti: ecco il perché dei «forse».

Marone nella seconda metà dell’800

Le nuove famiglie nucleari degli Zanotti nascono negli anni che seguono l’Unità d’Italia, in una realtà sociale ed economica che in 50 anni è mutata radicalmente.
La Relazione sullo stato dell’economia maronese al momento dell’Unità d’Italia, del 1863, fotografa Marone negli anni che seguono immediatamente il 1860.

«Siede Marone alle falde delle colline diramazione dell’Alpi Regie in riva al lago d’Iseo sulla sponda orientale nella più ridente posizione della riviera chiuso fra due torrenti, ricco di acque e di arie purissime, riparato dalla tramontana da scoscesi dirupi, aperto a mezzogiorno dove stendesi un discreto lembo di pianura: è attraversato dalla Strada Nazionale che da Brescia mette alla Valle Camonica.
Varie contrade sono sparse qua e là come a comodo dei lavoratori della campagna».

La popolazione di Marone è nel 1861 di 1038 abitanti; nel 1816 era di 757 abitanti, aumentando in 45 anni del 27%.

 

Popolazione Addetti industria Addetti altre

attività

Add. attiv. agricole Servizi Casalinghe poveri e disoccupati
% % % % % %
1.038 325 31,31 68 6,55 257 24,76 43 4,14 91 8,77 229 22,06

 

L’attività industriale tessile è il settore con il maggior numero di occupati, seguita dall’agricoltura.
Tra i dati, spicca il relativamente basso numero di proprietari agricoli (30), a fronte di 227 tra mezzadri, giornalieri e altri addetti.
Colpisce l’alto numero di disoccupati (134) e di poveri (94), oltre il 20% della popolazione.
Trentasette i mugnai: ed è questa, fin verso il 1870, la costante dell’economia locale dal XVI secolo all’Ottocento.
Gli imprenditori lanieri sono i Tempini di Sale (filatura), Guerrini (feltri per cartiera) Cuter, Cristini e Buizza, e altri undici artigiani (coperte).
La relazione è dettagliata e prosegue elencando, soprattutto i limiti dell’economia locale.

«Possiede una potente forza d’acqua perenne che scaturisce da un burrone a mezzo monte e d’origine ignota; quest’acqua occorre diversi opifici; la sua estensione, la sua cadenza e quantità potrebbero dar vita a grandi stabilimenti. [...] Il suolo è montuoso per la maggior parte, si contano 1.096 abitanti, i quali sentono la dolcezza del clima.

Gli uomini si danno per la maggior parte ai lavori campestri, alcuni alla pastorizia, altri all’industria; le donne nella maggior parte sono filatrici di lana dispensata dai fabbricatori di coperte di lana del paese e del limitrofo Sale Marasino, alternando quest’occupazione alle faccende domestiche ed ai lavori campestri.

Nel secolo addietro questo paese trovavasi di stato prospero e vi fioriva l’industria della fabbricazione delle coperte di lana, l’agricoltura vi era pure fiorente e questa anche vicina alla nostra età; adesso dell’industria ne resta appena traccia, l’agricoltura vi è trascurata e in grave decadimento, l’industria che tutt’ora si conserva si può dire unica è la fabbrica di coperte di lana e le macine dei grani con mulini idraulici.

Causa del decadimento dell’industria fu il non voler seguire nella fabbricazione delle coperte di lana i miglioramenti suggeriti dal progresso, ma attenersi strettamente al piede antico; il decadimento dell’agricoltura seguì quello dell’industria venendo insieme sensibilmente a mancare i mezzi ed in seguito a fallire i raccolti; colpo di grazia poi furono l’attivazione del nuovo censo estremamente gravoso, per cui è urgente una diminuzione, il crittogama delle viti e la malattia dei bachi che tolsero i prodotti principali; di modo che il suolo ora è ben coltivato ma relativamente privo di piante fruttifere: così il limitrofo industrioso Sale Marasino fa vedere come l’industria e l’agricoltura si sorreggano a vicenda e vediamo i suoi campi ricchi d’oliva, gelsi, viti e piante fruttifere. [...]

Vi fioriva fino al 1840 circa il carbonificio per la quantità dei boschi; ma la devastazione che si fa giornalmente di questi da parte degli abitanti ha diminuito anche questo ramo; e questa è una piaga ormai insanabile si può dire generalmente sia per insufficienza di modi repressivi sì per demoralizzazione, mancanza di lavoro e miseria degli abitanti.

Veniamo ora a vedere la piccola industria che si esercita nel paese [...] e anche qui troveremo poca vita.
Abbiamo undici piccoli industrianti fabbricatori di coperte di lana e pelo con 18 telai sparsi mossi da uomini, ma che non si possono dire industrianti ma piuttosto esercitanti un’arte e anche questa saltuariamente e quando spira buona aria. Questi in complesso nel 1861 avranno fabbricato 1.500 piccole coperte in un anno però a lavoro continuo ne potrebbero fare circa 7.000.
Ora segnano grave decadimento atteso il nessun consumo delle coperte di qualità mista da loro fabbricate, ed hanno si può dire cessato la lavorazione.

Abbiamo 23 macine pel grano con motore idraulico divise fra 12 proprietari e queste avranno macinato ettolitri 5.000 circa; potrebbero macinare a lavoro continuo ettolitri 25.000 all’anno; risulta quindi il lavoro effettuato la quinta parte dell’effettuabile, ma non vi sono commissioni sufficienti. Abbiamo 6 folli per le coperte di lana, che si fabbricano nella quasi totalità a Sale Marasino; nel 1861 avranno follato Kg. 140.000; questi certamente hanno subito un aumento di lavoro per cui adesso si avvicineranno al lavoro continuo e potranno dare Kg. 200.000 di coperte follate. È qui il luogo di notare come i nostri follatori nella follatura delle coperte antepongono l’uso della terra creta che qui si trova di colore scuro e molto untuosa, e unita a una certa quantità di sapone, a tutti gli altri preparati, ottenendo essi con questa una notevole morbidezza e spurgo delle coperte. Trovasi sparse pel paese 40 bacinelle per la seta, ma solo 10 si saranno adoperate per 15 giorni.

Avvi una fucina con maglio a motore idraulico dove tra i strumenti agrari e fabbrica di chiodi si saranno lavorati q.li 30 di ferro, ed a lavoro continuo se ne potrebbero ottenere q.li 90.
I boschi hanno dato 2.000 ettolitri di carbone.
Sonvi sei torchi per l’olio colle relative macine per le olive e queste parte con motore idraulico e parte a cavalli ed avranno macinato miriagrammi 9.000 di olive della nostra Riviera ottenendo Kg. 18.000 di olio; queste macine lavorano 3 mesi all’anno; potrebbero benissimo raddoppiare i mesi di lavoro ed il prodotto se si trovassero in mani più salde. Esistono anche 13 telai per la tela sparsi che complessivamente avranno fatto metri 300 di tela ed a lavoro continuo potrebbero farne 1.500.

Circa 250 donne attendono alla filatura a mano della lana per la fabbricazione delle coperte» stando alla loro casa ed alternando quest’occupazione colle faccende domestiche e lavori campestri; in media fileranno Kg, 3 al giorno per ciascuna e si ottiene quindi la cifra di Kg. 187.000 all’anno. [...]

Fino al 1849 in paese non esistevano macchine per la lavorazione della lana e i nostri fabbricatori di coperte credevano di aver perfezionato la loro industria. Il pregio delle coperte di lana lavorate a mano consiste nella durata molto maggiore di quelle fabbricate con lana lavorata a macchina, attesoché nella macchina la lana si snerva e si sminuzza e lo scioglimento del tessuto deve quindi avvenire più presto; ma le nuove esigenze e le commissioni di governo costrinsero ad adottare le macchine per ottenere quella finezza di filati che a mano non si possono avere, necessari alla fabbricazione della nuova qualità di coperte richiesta; a questo scopo si costituì la società Tempini di Sale Marasino che aprì in questo paese un discreto stabilimento capace di grande incremento.
Ora poi se ne introducono altre. In conseguenza nacque grande diminuzione di lavoro alle filatrici, per cui questo mezzo di lavoro va ogni giorno diminuendo.

Facciamo poi osservare che le notizie qui sopra esposte relative alle piccole industrie esercitate nel Comune sono approssi­mative non esistendo alcun dato positivo: per lavoro continuo noi abbiamo inteso 12 ore al giorno.
Relativamente agli operai diremo che il loro stato fisico va soggetto ad alterazioni frequenti stante il saccidume portato dal maneggio della lana e dell’olio. Il morale è buono notando però una certa tendenza allo sciopero e non frequentano scuole serali non esistendo in paese, ne sono ascritti ad alcuna cassa di risparmio.
Riassumendo quindi la totale industria esercitata nel Comune di Marone nel 1861 abbiamo i seguenti risultati come al quadro seguente.
Lo smercio delle coperte di lana qui fabbricate soviene nella sola Italia Settentrionale e tolte le Commissioni di Governo e dei Municipi le altre vendite succedono a piccolissime partite anche di sole 5 o 6 coperte per ogni negoziante di panni. [...]».

Dettagliatamente, le attività e gli addetti erano i seguenti:

M F M F
Agricoltori proprietari  28 2 Donne di casa - 91
Barcaioli 3 - Dottori in medicina     1 -
Barbieri    1 - Mezzadri  84 10
Boscaioli 27 - Mugnai 31 6
Calzolai 8 - Muratori    7 -
Caprai 17 - Disoccupati  46  88
Carbonai 3 - Osti -    1
Eremiti 2 - Pastori 5 -
Esattori     1 - Pizzicagnoli     1    1
Fabbri ferrai 4 - Possidenti 2 3
Falegnami    7 - Poveri 72  22
Fabbricatori coperte 6 - Preti 3 -
Fabbricatori di olio    1 - Questuanti -     1
Filatori di lana    7 229 Sarti - 4
Follatori di coperte 10 - Sacristi     1 -
Fornai    1 Segretari     1 -
Fruttivendoli    1 - Servi - 3
Garzoni di campagna 12 - Soldati 8 -
Giornalieri di campagna 57 - Stracciamoli 1 -
Guardie forestali 1 - Sensali 1 -
Levatrici -  1 Calderai 2 -
Liquoristi -  1 Cardatori di lana 52 -
Maestri elementari 2  1 Carrettieri 3 -
Majolini 1 - Cucitrici - 21
Mandriani 9 - Cursori    1 -

 

(Continua…)

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