Gli Zanotti detti Rós – 02

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Gli Zanotti detti Rós – parte seconda

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Gli Zanotti detti Rós – parte seconda

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La continuità del possesso della terra, all'interno di una famiglia, è uno dei suoi tratti caratteristici.«Familia, id est patrimonium»: nel diritto romano familia non si riferisce affatto alla coppia unita in matrimonio, ma solo agli schiavi: famulus significa schiavo domestico e familia è la totalità degli schiavi appartenenti ad un uomo, legata per testamento [Engels]. Il concetto è sostanzialmente mantenuto anche in epoche posteriori, fino a giungere all'introduzione del Fedecommesso (abolito da Napoleone) che impediva la vendita dei beni famigliari. La politica stessa della famiglia nella società di Antico Regime ruota attorno alla proprietà: le scelte matrimoniali, il celibato o il nubilato (coatto) di alcuni membri, le vocazioni (con relativa dote) sono determinate dall'unica volontà di non disperdere (anzi, accrescere) il patrimonio della famiglia.
Non avere figli o non avere figli maschi era una disgrazia: il patrimonio famigliare sarebbe stato diviso nelle doti delle figlie o ereditato dai parenti oppure (come nel caso degli Zanotti della Morella) lasciato in legato al Beneficio parrocchiale.

Alcuni dati sulla popolazione di Marone

Nel 1816 Giorgio Buscio conta 188 famiglie e 757 abitanti (440 donne e 432 uomini), cosi distribuiti sul territorio:

 

contrada  n°  maschi femmine
 Marone 241 111 130
 Ponzano 94 49 45
 Vesto 140 81 59
 Pregasso 120 61 59
 Collepiano 113 48 65
 Ariolo 49 28 21
 Totale 757 378 379

 

La popolazione del capoluogo e di Ponzano, nello stesso anno, è di 335 persone (42,25%).

L’intervallo in cui i dati del Libro per le Famiglie sono maggiormente attendibili è quello tra il 1800 e il 1850[1], dove si riscontrano, per il capoluogo e Ponzano, 665 record completi (sesso, data di nascita, di morte, paternità, maternità, eventuale matrimonio e soprannome della famiglia).

L’andamento demografico è coerente con l’aumento complessivo della popolazione lombarda e con l’andamento economico locale.

In Marone e Ponzano, su 665 nati (314 maschi e 351 femmine con un rapporto 1,12), 152 muoiono entro il primo anno di età (27,7%) e, di questi, 76 (50,3%) in età perinatale (entro le prime quattro settimane di vita); 273 bambini decedono tra 0 e 10 anni (41%)[2].

A Marone i nati tra il 1800 e il 1825 sono 365; i morti entro il primo anno di età sono 80 (21,9) e 138 (37,8) entro i primi 10 anni di vita; nella famiglia Bontempi di Collepiano, su 61 nati, sono 18 (29,5%) i morti entro il primo anno di età e 28 (45,9%) entro i primi 10 anni; tra i Ghitti, che contano nello stesso periodo 64 parti, nessun bimbo decede entro il primo anno e 11 (17,2%) muoiono tra 0 e 10 anni.

Tra le famiglie di più antico insediamento i Bontempi di Cucagna registrano, tra 1800 e 1850, 25 nascite (3,8%), i Caccia del Ragn 8 (1,2%), i Cristini (del Gallo e Signorelli) 48 (7,2%), i Ghitti (10 gruppi parentali) 129 (19,4%), i Guerini (sette gruppi parentali) 79 (11,9%), i Novali del Bastià 47 (7,1%), gli Zeni 19 (2,9); due i Maggi e un Maturis. Il 46,5% dei nati è di famiglie immigrate e di recente insediamento.

 

Marone e Ponzano: nascite 1794-1850

 

n° nati m f m/f media Ant. Orig. %
1794-1800 121 51 70 1,37 17,9 64 52,89
1801-1825 395 191 204 1,05 15,8 230 58,22
1826-1850 363 173 190 1,10 14,5 126 34,71
totale 879 415 464 1,12 15,42 420 47,78

 

 

Marone e Ponzano: morti 1794-1850 entro i primi 15 anni di vita

 

sesso settimane anni
% m f m/f -1 % 0-4 % 0-16 % 0-10 % 0-15 %
1794/1800 121 24 19,83 13 11 1/0,85 5 20,83 9 37,5 14 58,33 51 43,15 53 43,80
1801/1825 395 76 19,24 34 42 1/1,24 18 23,68 37 48,68 61 80,26 133 33,67 140 35,44
1826/1850 366 70 19,13 40 30 1/0,75 20 20,57 37 52,86 45 64,29 135 36,88 138 37,70
totale 882 170 19,27 87 83 1/0,95 43 25,29 83 48,82 120 70,59 319 36,16 331 37,52

 

I morti sono 334, con un saldo attivo nati-morti di 331.

Un punto di riferimento - per verificare l’attendibilità del Buscio - viene dalla statistica di Andrea Morandini[3], che dal 1754 al 1827 conta, sulla base dei registri parrocchiali 1996 battesimi, 424 matrimoni e 2255 decessi: sebbene in 73 anni il saldo tra nati e morti sia negativo la popolazione aumenta: si presume che a ciò contribuisce in massima parte l’immigrazione di nuove famiglie, soprattutto dalla Valle Camonica e dalla bergamasca, attirate dall’emergente manifattura tessile.

I nati dal 1794 al 1850 sono 882, i morti 802 (di 92 morti non conosciamo la data di nascita, e, di questi, 31 sono mogli forestiere) con un saldo positivo di 80 unità (+10%) esclusivamente relativo al periodo 1800-1825 (+90). Il Morandini conta, dal 1803 al 1827, 806 battesimi e 812 morti su tutto il territorio del comune[4]. Non si riscontra, tra 1794 e 1850, l’evidente saldo negativo rilevato da Morandini: nella prima metà del XIX secolo si assiste, con l’eccezione del 1836[5], a un lento, ma costante, aumento della popolazione, che alla data del 1861, è di 1263 abitanti (dal 1816 cresce di 461 unità, +57,48%).

Non pare emergere un’evidente stagionalità delle nascite; i picchi sono in febbraio e luglio e il minor numero è in settembre: Marone è territorio di attività promiscua agricoltura/manifattura e vi è, di conseguenza, scarsa relazione e programmazione tra parto e lavori campestri.

L’età media è di 28,01 anni[6]: il dato è fortemente influenzato da quello della mortalità infantile; infatti, se si escludono i morti entro il primo anno di età, la media diviene di 34,06 e, se si computano i soli maggiori di 16 anni, essa è di 45,36. Vivono un’età superiore alla media 520 persone. La decana del paese a 93 anni, nasce nel 1754 e muore nel 1847, è Angela Garletti, moglie di Giuseppe Alessandro Ghitti dei Bagnadore.

Il picco massimo di decessi si ha nel 1836 con 37 morti, in coincidenza con l’epidemia di colera.

 

A Pregasso, si registra un solo caso di matrimonio tra consanguinei Zanotti (Maddalena di Giovanni Battista che sposa un certo Francesco Zanotti che non compare nel Libro per le Famiglie, forse è il Francesco detto Morellino): le nozze avvengono in prevalenza tra famiglie maronesi e gli Zanotti seguono la regola; solo in cinque casi (1800-1850) le mogli sono forestiere, di Sale, Montisola, Toline sul lago d'Iseo, e Memmo e Polaveno in Valtrompia. L'età media dei contraenti il matrimonio (1800-1850) è di 23 anni, piuttosto bassa, indice del benessere economico famigliare. Le donne della famiglia si sposano anch'esse, secondo la norma, prevalentemente con maronesi (di Pregasso, Vesto e Collepiano).

La struttura famigliare, famiglie multiple, è funzionale alla sua economia e alla sua continuità.

Tra gli Zanotti, nel periodo 1800-1850 si registrano 56 nascite, di cui 51 sono nelle famiglie dei Rós (91,1%);  muoiono in età perinatale (entro i 24 mesi) 13 bambini, pari al 23,2%, tutti dei Rós (25,5% all'interno della famiglia, in cui si registra anche il caso di un infante nato morto): l'incidenza della mortalità infantile, pure alta, è più bassa che nel resto del paese di circa il 12%, anche qui probabilmente dovuta al relativo benessere economico della famiglia (i Rós sono tra i maggiori possidenti di terreni di Marone).

Nel 1785, data in cui si ha un preciso quadro economico, dal ceppo originario cinquecentesco si sono costituite di grandi famiglie dei Rós: i Rós di Sopra sono una famiglia multipla costituita come frérèches – cioè fratelli e/o sorelle coniugati senza componenti di generazioni precedenti – il cui reddito proviene dal lavoro agricolo; e i Rós di Sotto costituita come famiglia estesa discendente, cioè con la presenza di componenti di una generazione più giovane del capofamiglia quali nipoti in linea diretta – anch'essi contadini.

La struttura famigliare è da intendersi, comunque, dinamica, pur nell'ambito della famiglia a ceppo: ovvero si può passare da famiglia estesa (presenza di un capofamiglia anziano: genitore, nonno o zio) a multipla (fratelli sposati con figli) con il decesso del genitore, nonno o zio.

Per esempio, nel 1764 la struttura della famiglia dei Rós di Sopra è quella di famiglia estesa discendente (Marco Antonio fu Bernardo risulta vivente in un atto d'acquisto dell'eredità Zanotti Morellino, ma nell'atto manca la menzione al fratello Andrea, che perciò è defunto): egli, fino alla morte, è il patriarca da cui dipendono tutte le decisioni importanti (in primo luogo l'acquisto di beni e i matrimoni dei figli). Alla sua morte la famiglia diviene una  frérèches e il bastone del comando passa ai due fratelli Pietro Antonio e Giuseppe fu Marco Antonio e ai cugino sacerdote Bernardo e Giovanni Battista fu Andrea che, collegialmente, prendono decisioni per sé, le proprie famiglie e quella dei nipoti fu Andrea. Senza dubbio, tra i quattro eredi si sarà stabilita una sorta di gerarchia, ma il peso di ciascuno non è documentato (possiamo ipotizzare che l'opinione del sacerdote Bernardo sia tenuta in alta considerazione in alcune questioni; che quella del primogenito di ogni famiglia abbia un certo peso; allo stesso modo conta il numero di figli, etc. Purtroppo non si hanno dati sulla composizione delle famiglie di Giovanni Battista primogenito fu Andrea e di Pietro Antonio ultimogenito fu Marco Antonio).

Le dinamiche nella struttura famigliare valgono anche per i  Rós di Sotto, famiglia estesa discendente dal ramo fu Giovanni Maria nel 1785, che nei primi anni dell'800 perde il ramo degli originari, fu Giovanni Maria fu Giovanni Battista, per la morte a 2 anni di Giuseppe, unico maschio su sette figli, di Giovanni Maria [1766-1804] e del patriarca celibe Giovanni Battista [1723-1804]: i rapporti di forza si invertono e la direzione della famiglia passa ai tre fratelli Giovanni sacerdote, Antonio e Andrea fu Giovanni Maria, le cui famiglie costituiscono, prima, una famiglia estesa discendente dal ramo fu Andrea e poi, dal 1823, una frérèches.

Ciò che non muta è l'intima struttura a ceppo che si aggrega attorno – oltre che ai legami di sangue (gli agnati) – alla casa e ai terreni.

Con i matrimoni nascono altri rapporti di parentela, quelli cognatizi: fino a tutto il 1850, particolarmente forti divengono le parentele cognatizie con i Guerini di Vesto e di Marone da parte dei maschi (che sposano donne degli Ottavio detti Tóla, di Messer Andrea, di Caraglio detti Diciol, dei Mulini Nuovi) e con i Cristini del Tédesch da parte delle donne.

 

I Rós di Sotto

I Rós di Sotto sono coloro che abitano nella casa avita di Pregasso. Nel 1785 l'abitazione è stata ingrandita con nuovi acquisti ed è descritta come «Un corpo di case di diverse stanze terranee cilterate [piano terra con volta a botte, ndr], con camere sopra cupate [al secondo piano con tetto in coppi, ndr], con corte, cadauna loro ragioni compresi tutti li Acquisti fatti da quelli di Chiara [una famiglia Cristini, ndr] […] Un altro corpo di case [l'acquisto dei Cristini di Chiara] di diverse stanze terranee, e superiori cupate, con corte, ed cadauna loro ragioni […] compreso l'acquisto fatto da Francesco q. Giovanni Maria Zanotti Tofeletto».

Come si è visto, Giovanni Battista (che rimane celibe) e Giuseppe di Giovanni Maria hanno partita nel 1785 con i nipoti fu Giovanni Maria.

Giuseppe [?-1792] di Giovanni Maria sposa Maria Guerini dei Mulini Nuovi [1726-1797] e dal matrimonio nascono 4 femmine – Bona, Aurelia che si sposa a Sale Marasino, Maddalena (nubile) e Maria che sposa Francesco Maffolini di Vesto – e due maschi, Francesco (che rimane celibe) e Giovanni Maria.

Giovanni Maria [1766-1804] di Giuseppe sposa Maria Caterina Menci di Memmo, Frazione di Collio in Valle Trompia, e tra il 1790 e il 1805 (l'ultima figlia nasce orfana) nascono sette figli, di cui un solo maschio che muore a due anni. La secondogenita Maria rimane nubile; la primogenita e l'ultimogenita, entrambe di nome Giustina, muoiono l'una a 13 anni e l'altra a tre; si coniugano Maria, nel 1823 con Giacomo Antonio Cristini del Tédesch, Bona con Giovanni Angelo Basi di Tavernole (Valtrompia) nel 1816, Maria nel 1822 con Gioachino Cristini del Tédesch e Maddalena che sposa, nel 1819, Giovanni Battista Turla di Sale Marasino.

Questo ramo della famiglia si estingue, in linea maschile, con la morte di Giuseppe di di Giovanni Maria nel 1806.

Giovanni Maria di Giovanni dei Rós di Sotto sposa, nel 1824, Maria Annunciata Guerini [1738-1824] degli Ottavio detti Tola di Vesto; la coppia ha tre figli: Giovanni [1768-1836] sacerdote, Antonio [1770-1834] e Andrea [1775-1836].

Antonio sposa, nel 1794, Lucia Guerini della Vittoria (famiglia n° 11 di Marone) e ha sei figli: Giovanni Maria [1779-1841] che si coniuga con Maria Cristini, nel 1824, e da cui avrà 10 figli; Maria che sposa Bartolomeo Bontempi dei Michèc'; Stefano Antonio che rimane celibe; Ludovica che sposa Giovanni Maria Bontempi dei Cucagna; e i gemelli Antonio e Giovani Battista che muoiono, a pochi mesi dalla nascita, nel 1810.

Andrea sposa, nel 1802, Margherita Boenti di Polaveno e dal matrimonio nascono Stefano che muore a 20 anni; Elisabetta che muore a 27 anni; Paolina che sposa Luigi Cristini della Virginia; Giovanni Battista che sposa Apollonia Turelli di Sale Marasino; e Giustina, nubile; altri quattro figli – Giovanni Battista, Giovanni Battista, Elisabetta e Ottavio – muoiono a meno di un anno.

Giovanni Maria [1779-1841] di Antonio, coniugato con Maria Cristini dal 1824 (unico maschio di Antonio sposato), ha come figli: Lucia [1828-?] che sposa Giuseppe Antonio Guerini dei Mulini Nuovi; Maria Annunciata che sposa Marco Guerini dei Caraglio detti Diciol; Stefano [1832-?] che sposa Caterina Guerini della Vittoria (sappiamo solo che nel 1866 ha un figlio di nome Angelo); Angela che sposa Luigi Bontempi dei Michèc'; Margherita che muore a 3 anni; Antonio che muore a 8 giorni; Antonio; Elisabetta che sposa Giuseppe Guerini dei Carai; Giovanni; e Giovanni Maria.

Giovanni Battista [1816-?] di Andrea che sposa, nel 1838, Apollonia Turelli di Sale Marasino, ha come figli, tra il 1839 e il 1861: Margherita, Elisabetta (che probabilmente muore in età perinatale), Andrea, Giovanni, Stefano, Giovanni Maria (che probabilmente muore in età perinatale), Giustina, Paola Elisabetta, Giovanni Maria e Paola.

Al momento non vi sono elementi probanti, ma alcuni indizi quali le ricorrenze dei nomi, fanno pensare che gli Zanotti Rós di Collepiano (le famiglie che troviamo nel secondo quarto del XX secolo, quelle di Stefano Zanotti coniugato con Maddalena Omodei, quella di Zanotti Emilio detto Milge coniugato con Caterina Guerini e quella di Zanotti Giovanni Maria coniugato con Agostina Zanotti dei Mesèc') provengano dal ramo degli Zanotti  Rós di Sotto.

È tra la fine del 1800 e i primi decenni del 1900 che la  frérèches dei  Rós di Sotto si scorpora in famiglie nucleari, seppure numerose.

La nuclearizzazione della famiglia non è riconducibile, in generale, a questo periodo: nel 1600 erano numerose le famiglie di questo tipo e tra il XVII e il XVIII secolo sono nucleari tutte le famiglie di nuovo insediamento (e sono numerose); a queste vanno aggiunti i solitari (principalmente i vedovi/e senza figli).

La nascita di una nuova famiglia (nucleare) ha svariate cause – nel caso di Marone, è sufficientemente documentato il caso di Lorenzo Ghitti di Bagnadore che, staccandosi dalla casa paterna prima della morte del padre e senza il suo consenso, è estromesso dalla linea ereditaria del Fedecommesso – e non vi sono dati documentari per poterla analizzare nella realtà locale.

La prassi voleva, comunque, che il matrimonio di un figlio fosse approvato dal padre, ed era il padre che, spesso, sceglieva il consorte per i figli.

Le nozze, nel caso di una figlia, comportavano la dote, una spesa notevole, e spesso questa era costituita da uno o più appezzamenti di terra e ciò comportava un impoverimento del patrimonio famigliare.

Nel caso in cui fosse un maschio a sposarsi, il suo eventuale allontanamento dalla famiglia comportava costruirsi, acquistare o affittare una nuova casa e avere i mezzi di sostentamento (la terra da lavorare); anche qui spese notevoli, di cui la famiglia originaria avrebbe volentieri fatto a meno (ecco il perché di tanti celibi). Se il distacco era inevitabile, per svariati motivi, il nubendo, sempre con l'accordo del padre, poteva attingere (con regolare acquisto censuario su cui avrebbe pagato gli interessi) alla sua quota ereditaria, di cui sarebbe diventato effettivo proprietario solo alla morte del genitore. Nel caso non vi fosse accordo paterno, le uniche vie erano indebitarsi per affittare e acquistare l'abitazione e i terreni, oppure sposare una vedova con una qualche proprietà, oppure maritarsi con una nubile molto più anziana, con il rischio reale di non avere discendenza (queste ultime due soluzioni erano meno rare di quanto si possa pensare).

 

Nella vita di un uomo, nella società di Antico Regime, alcuni momenti erano scanditi in modo solenne, davanti al notaio e a testimoni: quando si stipulava il contratto matrimoniale, quando ci si indebitava e quando si faceva testamento...

 

(Continua...)

 

[1]  Per questa zona abbiamo 2176 record complessivi (dal 1570 al 1891), ricavati dall’elaborato del parroco Giorgio Buscio: di questi 1241 sono dati completi che si riducono 1160 se si considerano i morti dopo il 1794 e i viventi al 1850 - periodo con i maggiori dati completi e attendibili -, a 917 se si considerano i soli nati dopo il 1794 e 665 dal 1800 al 1850.

[2]  Cfr. S. Pierobon, La parrocchia di Chiesanuova fra ‘700 e ‘800: analisi storico-demografica comparativa tramite studio nominativo dei registri parrocchiali, Università degli Studi di Padova, Facoltà di Scienze Statistiche, corso di laurea in statistica, popolazione e società, tesi di laurea, A. A. 2008-2009, scaricabile da http://tesi.cab.unipd.it/21359/1/Pierobon_Silvia.pdf. In Lombardia (1831-40) la mortalità entro il primo anno di vita è del 23,2%, in Veneto del 34% Ibi, p. 12.

[3]  A. Morandini, Marone sul lago d’Iseo… cit., p. 178.

[4]  Il rapporto nati/morti tra le due rilevazioni è del 49,01%, compatibile con la percentuale della popolazione della zona rispetto al totale, 41,46% (l’immigrazione, fenomeno tipico del periodo e determinante per lo sviluppo demografico, interessava quasi esclusivamente il capoluogo).

[5]  Epidemia di colera.

[6]  355 persone nate dopo il 1794 sono viventi nel 1850 e gli è stata conferita l’età corrispondente Nel 1881 la vita media era pari a 35,2 anni per gli uomini e 35,7 anni per le donne. La stima per il 2011 è di 43,5 anni.

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